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Premessa

Gli antefatti nel ricordo di Antonio Ruscelli, uno dei giovani di allora: "L'otto novembre 1943 avevo 18 anni: di fascismo e di antifascismo ne sapevo ben poco, ne avevo sentito parlare. Non immaginavo che per riconquistare la libertà si sarebbe dovuto pagare un prezzo durissimo.
Nella Resistenza e nella Deportazione molti hanno sacrificato tutto, anche la voglia di vivere, i sogni di amori e della giovinezza perché noi potessimo essere uomini liberi in un paese democratico. L'otto novembre ebbe un antefatto.
Ad ottobre mi trovavo con alcuni amici alla Cappella (oggi Piazza Bagnolini) quando all'improvviso abbiamo visto Dante Zaretti, un noto antifascista, con una rivoltella in mano che fuggiva verso il Piaggio.
Nessuno di noi sapeva il motivo.
Il giorno dopo con Pino Rossi, Gigi De Giuli e Giuseppe De Falco, ci siamo messi alla ricerca del Zaretti che abbiamo trovato alla Pianasca. Ci ha raccontato che volevano arrestarlo perché considerato un antifascista pericoloso, per questo stava nascosto alla Pianasca.
Siamo rimasti con lui dopo aver recuperato dei materassi all'alpe di Poscio ed aver sistemato le baite in Pianasca.
Le prime armi le abbiamo recuperate, con le biciclette, a Domodossola presso la fattoria Lightolwer. Eravamo in contatto con dei milanesi che si trovavano a Colloro con Gelindo Manera di Premosello.
La sera del 3 novembre, pur con il coprifuoco, il gruppo dei milanesi, si trasferisce, con le armi, da Colloro in Pianasca. Con loro adesso siamo in 25, di cui alcuni di Villadossola.
I problemi sono tanti e ci vogliono fondi per la sopravvivenza.
Accarezziamo il sogno di un'insurrezione popolare in armi per far capire a tedeschi e fascisti che l'amore per la libertà, in queste montagne, non è spento.
Nella fredda mattina dell'8 novembre ha inizio la breve e cruenta insurrezione. Un pugno di "ribelli", i primi partigiani ossolani, fra i primissimi in Italia scendono in campo.
I capi storici del gruppo sono Dante Zaretti e Redimisto Fabbri, i due più decisi."

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